La vegetazione sinantropica in provincia di Sondrio
Le profumatissime e vistose infiorescenze di Buddleia davidii, originaria dell'Estremo Oriente, molto ricercate dalle farfalle e da altri insetti
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
LE PIANTE ESOTICHE
Si è già più volte accennato alla presenza di piante di origine esotica nell'ambiente naturale del territorio della provincia di Sondrio. Per delineare meglio il quadro occorre precisare che l'aggettivo esotico è utilizzato in geobotanica per definire genericamente le piante che vengono introdotte volontariamente o accidentalmente dall'uomo in territori che non sono compresi nel loro areale naturale di distribuzione.
In uno studio riassuntivo della flora esotica italiana (Viegi, Cela Ranzoni e Garbari, 1974) è stata proposta la suddivisione delle entità esotiche in due categorie fondamentali.
-Coltivate: includono tutte le piante introdotte intenzionalmente dall'uomo per essere, appunto, coltivate per gli scopi più vari. Esse possono non manifestare alcuna tendenza ad uscire dall'ambito della coltura stessa (ad esempio, il riso, il kiwi, ecc.) oppure diventare "spontaneizzate", cioè sfuggire alla coltura e insediarsi stabilmente nell'ambiente naturale, nel quale si riproducono autonomamente (come ad esempio Phytolacca americana, Ailanthus altissima, Robinia pseudoacacia).
-Avventizie: esotiche introdotte in modo del tutto accidentale, le quali possono occasionalmente inselvatichire in modo fugace (avventizie casuali) o integrarsi in modo stabile nella vegetazione naturale (avventizie naturalizzate, come ad esempio Veronica persica e Amaranthus retroflexus).
Nello stesso lavoro viene anche evidenziato che, su oltre 900 specie censite, oltre la metà arrivano da territori asiatici o africani, mentre poco più del 30% sono originarie delle Americhe.
Si è già più volte accennato alla presenza di piante di origine esotica nell'ambiente naturale del territorio della provincia di Sondrio. Per delineare meglio il quadro occorre precisare che l'aggettivo esotico è utilizzato in geobotanica per definire genericamente le piante che vengono introdotte volontariamente o accidentalmente dall'uomo in territori che non sono compresi nel loro areale naturale di distribuzione.
In uno studio riassuntivo della flora esotica italiana (Viegi, Cela Ranzoni e Garbari, 1974) è stata proposta la suddivisione delle entità esotiche in due categorie fondamentali.
-Coltivate: includono tutte le piante introdotte intenzionalmente dall'uomo per essere, appunto, coltivate per gli scopi più vari. Esse possono non manifestare alcuna tendenza ad uscire dall'ambito della coltura stessa (ad esempio, il riso, il kiwi, ecc.) oppure diventare "spontaneizzate", cioè sfuggire alla coltura e insediarsi stabilmente nell'ambiente naturale, nel quale si riproducono autonomamente (come ad esempio Phytolacca americana, Ailanthus altissima, Robinia pseudoacacia).
-Avventizie: esotiche introdotte in modo del tutto accidentale, le quali possono occasionalmente inselvatichire in modo fugace (avventizie casuali) o integrarsi in modo stabile nella vegetazione naturale (avventizie naturalizzate, come ad esempio Veronica persica e Amaranthus retroflexus).
Nello stesso lavoro viene anche evidenziato che, su oltre 900 specie censite, oltre la metà arrivano da territori asiatici o africani, mentre poco più del 30% sono originarie delle Americhe.