La vegetazione sinantropica in provincia di Sondrio

Veronica persica, tipica specie commensale delle colture sarchiate
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
Il discorso vale soprattutto per le piante segetali, legate cioè alle colture cerealicole che, come è noto, hanno avuto origine all'alba delle civiltà nell'area tra il Mediterraneo orientale e l'antica Mesopotamia. Alcune di queste specie, come ad esempio i popolarissimi papaveri (Papaver sp. pl.) e il fiordaliso (Centaurea cyanus), quasi emblemi stessi dei campi di grano, non sono più note allo stato selvatico e dunque si può solo ipotizzare, ma non esserne certi, che siano originarie delle stesse regioni in cui la coltura del frumento e degli altri cereali si è sviluppata ed alle quali si sono ben presto legate.
E' quindi verosimile ipotizzare che la maggior parte delle infestanti più note e a diffusione attualmente cosmopolita abbiano seguito da vicino l'espansione delle principali colture di interesse mondiale, determinata anche dagli spostamenti e dalle migrazioni delle popolazioni durante le epoche storiche, e, più di recente, dagli scambi commerciali di sementi e derrate agricole.
I fitogeografi usano suddividere le infestanti, riferendosi in particolare alle segetali, in due gruppi: le archeofite, piante che seguono le colture (e in particolare i cereali) da tempi antichissimi e che si suppone abbiano avuto origine soprattutto nel territorio asiatico, e le neofite, piante di introduzione più recente, in particolare dopo l'epoca d'oro delle grandi scoperte geografiche e che annoverano soprattutto specie originarie del continente americano.
Sono state proposte anche altre classificazioni più complesse, fra cui quella che distingue le infestanti in avventizie, specie introdotte più o meno volontariamente dall'uomo in tempi recenti, e in apofite, le quali vengono ulteriormente distinte in autoapofite, che raggruppano le piante che oggi sono diffuse in ambienti antropizzati, ma che hanno i probabili antenati ancora viventi negli ambienti naturali (un esempio è il fiordaliso), e in deuteroapofite, che invece mancano di entità tassonomicamente affini negli ambienti naturali e di cui si ipotizza una loro origine, forse per ibridazione, da entità già in origine sinantropiche, probabilmente apofite (è l'ipotesi avanzata, ad esempio, per il gittaione [Agrostemma githago]).
E' quindi verosimile ipotizzare che la maggior parte delle infestanti più note e a diffusione attualmente cosmopolita abbiano seguito da vicino l'espansione delle principali colture di interesse mondiale, determinata anche dagli spostamenti e dalle migrazioni delle popolazioni durante le epoche storiche, e, più di recente, dagli scambi commerciali di sementi e derrate agricole.
I fitogeografi usano suddividere le infestanti, riferendosi in particolare alle segetali, in due gruppi: le archeofite, piante che seguono le colture (e in particolare i cereali) da tempi antichissimi e che si suppone abbiano avuto origine soprattutto nel territorio asiatico, e le neofite, piante di introduzione più recente, in particolare dopo l'epoca d'oro delle grandi scoperte geografiche e che annoverano soprattutto specie originarie del continente americano.
Sono state proposte anche altre classificazioni più complesse, fra cui quella che distingue le infestanti in avventizie, specie introdotte più o meno volontariamente dall'uomo in tempi recenti, e in apofite, le quali vengono ulteriormente distinte in autoapofite, che raggruppano le piante che oggi sono diffuse in ambienti antropizzati, ma che hanno i probabili antenati ancora viventi negli ambienti naturali (un esempio è il fiordaliso), e in deuteroapofite, che invece mancano di entità tassonomicamente affini negli ambienti naturali e di cui si ipotizza una loro origine, forse per ibridazione, da entità già in origine sinantropiche, probabilmente apofite (è l'ipotesi avanzata, ad esempio, per il gittaione [Agrostemma githago]).