Le esplorazioni botaniche in provicia di Sondrio
Frontespizio del primo volume dell'opera "Flora Comense" di Giuseppe Comolli
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
Nel 1834, insieme al volume del Massara, venne stampato anche il primo dei sette volumi della "Flora comense" del botanico comasco Giuseppe Comolli (1780-1849), il cui ultimo tomo uscirà nel 1857. Quest'opera è un'altra pietra miliare nella floristica lombarda, con dati esaustivi sulla flora del territori di Varese, Como e Sondrio. Su quest'ultima provincia il contributo del Massara è fondamentale, come risulta dalle numerose sue citazioni (d'altronde i due si erano frequentati e stimati reciprocamente), ma anche lo stesso Comolli si premurò di visitare personalmente la Valtellina.
L'opera del Comolli è quella di un professionista del ramo: le piante vengono rigorosamente elencate secondo i gruppi riconosciuti dal sistema linneano e per ogni genere e specie vi è la descrizione in latino dei caratteri analitici e note in italiano sulla loro localizzazione, epoca ed ambiente di fioritura ed eventuali usi, ma senza eccedere in annotazioni che non siano strettamente botanico-floristiche. Ancora oggi quest'opera rimane un punto di riferimento per indagini floristiche che riguardano i territori della Lombardia settentrionale.
I dati raccolti da Massara e Comolli vennero inseriti anche nei testi sulla flora italiana che in quegli anni vennero pubblicati. Nell'Ottocento, infatti, molto impegno e molte energie vennero spesi al fine di compilare elenchi di flore nazionali o regionali, che riguardarono anche il nostro paese.
Tra il 1833 e il 1854 si ebbe così la pubblicazione della prima "Flora italica" in 10 volumi, ad opera di Antonio Bertoloni, alla quale seguì di lì a poco la "Flora Italiana" in 11 volumi di Filippo Parlatore, edita fra il 1848 e il 1896, più completa e accurata della precedente. Nel 1844 venne redatto anche il primo, seppur lacunoso, tentativo di una flora lombarda, ad opera di Vincenzo Cesati che la inserì nel noto volume di Carlo Cattaneo "Notizie naturali e civili sulla Lombardia".
L'opera del Comolli è quella di un professionista del ramo: le piante vengono rigorosamente elencate secondo i gruppi riconosciuti dal sistema linneano e per ogni genere e specie vi è la descrizione in latino dei caratteri analitici e note in italiano sulla loro localizzazione, epoca ed ambiente di fioritura ed eventuali usi, ma senza eccedere in annotazioni che non siano strettamente botanico-floristiche. Ancora oggi quest'opera rimane un punto di riferimento per indagini floristiche che riguardano i territori della Lombardia settentrionale.
I dati raccolti da Massara e Comolli vennero inseriti anche nei testi sulla flora italiana che in quegli anni vennero pubblicati. Nell'Ottocento, infatti, molto impegno e molte energie vennero spesi al fine di compilare elenchi di flore nazionali o regionali, che riguardarono anche il nostro paese.
Tra il 1833 e il 1854 si ebbe così la pubblicazione della prima "Flora italica" in 10 volumi, ad opera di Antonio Bertoloni, alla quale seguì di lì a poco la "Flora Italiana" in 11 volumi di Filippo Parlatore, edita fra il 1848 e il 1896, più completa e accurata della precedente. Nel 1844 venne redatto anche il primo, seppur lacunoso, tentativo di una flora lombarda, ad opera di Vincenzo Cesati che la inserì nel noto volume di Carlo Cattaneo "Notizie naturali e civili sulla Lombardia".