Le esplorazioni botaniche in provicia di Sondrio
Ritratto di Massimo Longa (1854-1928) bormiese e allievo di Martino Anzi. Di lui si conservano ancora oggi alcuni erbari
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
Allievo di Martino Anzi e naturale prosecutore dei suoi studi fu Massimo Longa (1854-1928), maestro di professione. A lui si deve la compilazione, insieme al botanico svizzero Ernest Furrer, di una esaustiva "Flora von Bormio" (1915), opera che rappresentò il coronamento di una intensa e dettagliata esplorazione del territorio della "Magnifica Terra", tanto che ancora oggi non è facile rinvenire nel bormiese una specie che non sia stata già segnalata a suo tempo dal Longa.
Se questo rimane indubbiamente il suo lavoro più importante, vanno ricordati di Longa anche alcuni altri scritti inerenti la flora valtellinese e soprattutto la compilazione di diversi erbari, alcuni ancora oggi esistenti.
Alla fine dell'Ottocento, in questo momento di apparente fervore ed interesse verso la botanica e le altre scienze naturali, ci fu anche il tentativo di pubblicare mensilmente un periodico locale che trattasse di temi scientifici inerenti il territorio valtellinese. Nel 1885 uscì infatti "Il Naturalista Valtellinese", rivista che vide la luce grazie soprattutto all'attivissimo (sebbene assai giovane all'epoca) Mario Cermenati (1868-1924), lecchese di nascita, ma "innamorato" della Valtellina, che ebbe in seguito anche carriera politica come deputato. La rivista nacque con grande entusiasmo da parte degli ideatori e pubblicò, nell'unico anno in cui venne stampata, vari articoli di botanica, zoologia, geologia e mineralogia.
Tuttavia, il periodico non ebbe molta fortuna: Cermenati e i suoi collaboratori furono costretti a interrompere appena dopo un anno questo progetto, per apparente mancanza di interesse da parte della gente (e forse anche per mancanza di materiali), evidenziatosi in un numero esiguo di abbonati. Nell'ultimo numero il Cermenati, scoraggiato e furibondo, scrisse un'editoriale di fuoco, indignato dal fatto che "... Al popolo d'Italia preme maggiormente un'effimeride qualunque che lo gonfi di fole, anziché una pubblicazione scientifica che lo istruisca. Per esso le scienze sono dotte puerilità e non se ne cura. La recente cessazione di più giornali scientifici è la prova più lampante dell'apatia scoraggiante con cui si accolgono gli sforzi degli studiosi ...".
Però, oltre cent'anni dopo, nel 1990 "... il Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno ha voluto riscoprire l'originalità e l'attualità del progetto culturale che portò alla nascita de "Il Naturalista Valtellinese", raccogliendone la non facile eredità e proponendosi i medesimi scopi", come si legge nella prefazione al volume 1 de "Il Naturalista Valtellinese - Atti del Museo civico di Storia naturale di Morbegno", periodico scientifico annuale tuttora pubblicato regolarmente.
Se questo rimane indubbiamente il suo lavoro più importante, vanno ricordati di Longa anche alcuni altri scritti inerenti la flora valtellinese e soprattutto la compilazione di diversi erbari, alcuni ancora oggi esistenti.
Alla fine dell'Ottocento, in questo momento di apparente fervore ed interesse verso la botanica e le altre scienze naturali, ci fu anche il tentativo di pubblicare mensilmente un periodico locale che trattasse di temi scientifici inerenti il territorio valtellinese. Nel 1885 uscì infatti "Il Naturalista Valtellinese", rivista che vide la luce grazie soprattutto all'attivissimo (sebbene assai giovane all'epoca) Mario Cermenati (1868-1924), lecchese di nascita, ma "innamorato" della Valtellina, che ebbe in seguito anche carriera politica come deputato. La rivista nacque con grande entusiasmo da parte degli ideatori e pubblicò, nell'unico anno in cui venne stampata, vari articoli di botanica, zoologia, geologia e mineralogia.
Tuttavia, il periodico non ebbe molta fortuna: Cermenati e i suoi collaboratori furono costretti a interrompere appena dopo un anno questo progetto, per apparente mancanza di interesse da parte della gente (e forse anche per mancanza di materiali), evidenziatosi in un numero esiguo di abbonati. Nell'ultimo numero il Cermenati, scoraggiato e furibondo, scrisse un'editoriale di fuoco, indignato dal fatto che "... Al popolo d'Italia preme maggiormente un'effimeride qualunque che lo gonfi di fole, anziché una pubblicazione scientifica che lo istruisca. Per esso le scienze sono dotte puerilità e non se ne cura. La recente cessazione di più giornali scientifici è la prova più lampante dell'apatia scoraggiante con cui si accolgono gli sforzi degli studiosi ...".
Però, oltre cent'anni dopo, nel 1990 "... il Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno ha voluto riscoprire l'originalità e l'attualità del progetto culturale che portò alla nascita de "Il Naturalista Valtellinese", raccogliendone la non facile eredità e proponendosi i medesimi scopi", come si legge nella prefazione al volume 1 de "Il Naturalista Valtellinese - Atti del Museo civico di Storia naturale di Morbegno", periodico scientifico annuale tuttora pubblicato regolarmente.