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Le esplorazioni botaniche in provicia di Sondrio

Frontespizio dell'opera "Itinera per Helvetiae Alpinas Regiones" di J. J. Scheuchzer
Frontespizio dell'opera "Itinera per Helvetiae Alpinas Regiones" di J. J. Scheuchzer
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
"Albert de Haller (n. Berna 1708 m. 1777) fu uno di quegli ingegni versatili che figurano nella storia della Svizzera, quali un Leonardo da Vinci ed un Alberti compaiono nella nostra, tipi di uomini universali, come li ha recentemente classificati uno scrittore tedesco". Con queste parole nel 1887 Mario Cermenati presentava Albert Haller (1708-1777), figura notevole di scienziato e studioso, che diede un forte contributo alla conoscenza della flora elvetica e alla botanica in generale.

Albert Haller fu in effetti impegnato in più campi ed interessi, come le concezioni illuministiche dell'epoca in cui visse in un certo senso imponevano. Fu medico e fisiologo, la sua vera prima professione, ma poi si rivolse alla botanica (per ribellarsi alla vita sedentaria e alla "pigrizia letteraria" come lui stesso ricordò), non disdegnò di cimentarsi nella poesia, nella storiografia e nella letteratura e riuscì persino a svolgere incarichi politici e amministrativi. Di lui restano oltre 200 scritti relativi alle varie discipline di cui si occupò, a testimonianza della sua figura di infaticabile lavoratore e del talento versatile di cui era evidentemente dotato.

In campo botanico è ricordato come l'autore della "Historia stirpium indigenarum Helvetiae inchoata" (1768), un vero primo caposaldo della flora svizzera, dove riordinò ed aggiornò tutti i dati noti fino ad allora e fece un riassunto dettagliato degli studiosi e delle pubblicazioni che nel corso del tempo avevano trattato questo tema.

Nell'opera si dilungò ampiamente a descrivere anche i vari aspetti del paesaggio naturale elvetico, Valchiavenna e Valtellina comprese, con una prima accurata descrizione della successione altitudinale della vegetazione alpina, trattata nei suoi lineamenti fondamentali ma precisi. Ecco ad esempio con quale realismo descrittivo parla degli ambienti nivali: "Di lì, dove escono dai ghiacci eterni, cominciano i pascoli, macilenti i primi, sassosi, e permessi alle sole pecore: in essi, piante nane, tutte perenni, per lo più con fiori bianchi, fanno brevi cespi. Sono più dure nel complesso, mantenendo meglio il colore seccando, sono più aromatiche, tanto che anche i volgari Ranuncoli hanno un buon profumo".
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