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Le esplorazioni botaniche in provicia di Sondrio

Frontespizio dell'opera "Historia stirpium indigenarum Helvetiae inchoata" di A. Haller
Frontespizio dell'opera "Historia stirpium indigenarum Helvetiae inchoata" di A. Haller
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno
Le specie trattate nell'Historia sono circa 2500 e le località della provincia di Sondrio vengono citate molte volte, sebbene Haller non vi venne mai personalmente: i dati gli furono forniti dalle campagne di raccolta di alcuni suoi allievi e collaboratori, inviati appositamente nelle nostre valli, e, si dice, anche da campioni spediti da studiosi locali con cui teneva contatti.

Sull'affidabilità e l'attendibilità di questi ultimi, tuttavia, alcuni in seguito dubitarono, cogliendo per tale motivo alcune inesattezze sulla identificazione o sulle località di raccolta indicate nell'opera.

Tra le persone che sembra corrispondessero con Haller c'era G. Battista Patirana (?-1782), medico nativo del bergamasco, ma stabilitosi a Grosotto e poi a Sondalo, il quale spicca nello scarso panorama botanico locale di questo periodo per la gran quantità di materiale raccolto sui monti valtellinesi e ordinato in un erbario andato poi perduto. Il suo contributo alla conoscenza della flora valtellinese non è stato in ogni caso considerevole anche perché Patirana si occupò soprattutto degli aspetti medicinali delle piante raccolte. Tuttavia, il suo operato venne poi ricordato alla fine dell'Ottocento in alcune note bibliografiche redatte da Edouard Cornaz, medico di Neuchâtel.

I personaggi ricordati da Haller nella sua prefazione come visitatori della Valtellina e della Valchiavenna sono diversi: oltre a quelli illustri già citati, vi sono anche Pietro Pena, J. Burser, Johannes Gessner, Warnerus de la Chenal, J.J. Chatelain, J. Jacobus Huberus, Jacobus Dick e Abramo Thomas. Di alcuni rimangono diversi scritti e gli esemplari raccolti, che contribuirono in gran parte ad ingrandire l'erbario dello stesso Haller, oggi conservato a Parigi dopo essere stato inizialmente depositato all'Università di Pavia.

L'eredità lasciata da Haller va ben oltre il mero contributo scientifico apportato dai suoi lavori: è anche l'eredità morale di uno scienziato ben conscio che il suo pur corposo lavoro era solo un punto di inizio, una base di dati sui quali egli auspicava ci fosse un proseguimento ed un avanzamento di conoscenze. "Ed io desidero essere superato e ritengo che sarà sufficientemente decoroso per me avere preparato le fondamenta per l'edificio" è il viatico lanciato in un passo nell'introduzione della sua Historia.
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