La flora e la vegetazione delle zone umide alpine
Sparganium angustifolium, una delle poche piante acquatiche presenti nei laghi alpini della provincia di Sondrio
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
La vegetazione interrante è costituita, normalmente, da una associazione di piante vascolari e briofite in proporzione variabile.
Tuttavia, nei climi temperato-freddi, come quelli boreali e d'altitudine, la componente muscinale tende a divenire spesso predominante in termini di biomassa, contribuendo in larga misura alla produzione di materiale organico.
In condizioni favorevoli all'attività degli organismi decompositori (batteri, funghi, ecc.), i resti dei vegetali possono venire completamente mineralizzati e dare origine a sedimenti molto fini, che vanno a mescolarsi a quelli limosi o argillosi di origine minerale. Laddove, invece, le condizioni di temperatura, di ossigenazione o di acidità sono tali da inibire o frenare l'attività microbica, il materiale organico tende a restare indecomposto e ad accumularsi progressivamente, strato su strato, anno dopo anno.
Questo materiale prende il nome di torba e con il nome di torbiere sono appunto chiamati gli ambienti palustri in cui il suo accumulo ne diviene l'elemento caratteristico. In questo senso, il termine "torbiera" acquisisce un significato più tecnico e dinamico, rispetto a quello di "palude", che è invece usato per indicare genericamente una zona umida.
La torba viene considerata un vero e proprio tipo di suolo, di natura puramente organica e con una componente minerale nulla o trascurabile, ma può anche essere vista come un substrato sedimentario, con una genesi sostanzialmente analoga ai carboni fossili.
L'elevato contenuto di carbonio organico la rende un ottimo combustibile, con un potere calorico paragonabile o anche superiore a quello del legno. Proprio per questa sua prerogativa, la torba è sempre stata raccolta ed utilizzata.
Tuttavia, nei climi temperato-freddi, come quelli boreali e d'altitudine, la componente muscinale tende a divenire spesso predominante in termini di biomassa, contribuendo in larga misura alla produzione di materiale organico.
In condizioni favorevoli all'attività degli organismi decompositori (batteri, funghi, ecc.), i resti dei vegetali possono venire completamente mineralizzati e dare origine a sedimenti molto fini, che vanno a mescolarsi a quelli limosi o argillosi di origine minerale. Laddove, invece, le condizioni di temperatura, di ossigenazione o di acidità sono tali da inibire o frenare l'attività microbica, il materiale organico tende a restare indecomposto e ad accumularsi progressivamente, strato su strato, anno dopo anno.
Questo materiale prende il nome di torba e con il nome di torbiere sono appunto chiamati gli ambienti palustri in cui il suo accumulo ne diviene l'elemento caratteristico. In questo senso, il termine "torbiera" acquisisce un significato più tecnico e dinamico, rispetto a quello di "palude", che è invece usato per indicare genericamente una zona umida.
La torba viene considerata un vero e proprio tipo di suolo, di natura puramente organica e con una componente minerale nulla o trascurabile, ma può anche essere vista come un substrato sedimentario, con una genesi sostanzialmente analoga ai carboni fossili.
L'elevato contenuto di carbonio organico la rende un ottimo combustibile, con un potere calorico paragonabile o anche superiore a quello del legno. Proprio per questa sua prerogativa, la torba è sempre stata raccolta ed utilizzata.