La flora e la vegetazione delle zone umide alpine
Anche nelle torbiere basse alpine gli sfagni possono dare origine a caratteristici dossi, seppure piccoli e poco rilevanti
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
Mancano nelle Alpi, invece, veri esempi di torbiere alte, come quelle delle regioni centro-nordeuropee e atlantiche a clima freddo e umido, caratterizzate dalla tipica fisionomia a dossi e collinette.
Questa fisionomia è dovuta alla particolare crescita indefinita degli sfagni. Nelle torbiere alte, infatti, la vegetazione si solleva progressivamente a formare dossi e cumuli di muschi (gli sfagni), le cui sommità, da un certo momento in poi, sono alimentate esclusivamente dall'acqua piovana, povera di sali e acida per l'abbondante presenza di anidride carbonica.
Gli sfagni possiedono altre caratteristiche peculiari, tra cui la capacità di assorbire e trattenere acqua fino a 20 volte il proprio peso secco, in virtù di strutture cellulari specializzate, e di crescere in ambienti notevolmente acidi ed oligotrofi, condizioni che essi stessi contribuiscono a determinare e che divengono fortemente limitanti per gli altri vegetali. In questo modo essi tendono a dare origine a estesi popolamenti monospecifici o più spesso plurispecifici, che caratterizzano gran parte della vegetazione di tundra delle regioni boreali ed artiche, con depositi di torba consistenti e profondi anche diversi metri.
Il clima alpino non consente la formazione di vere torbiere alte. L'alimentazione con acqua piovana non è sufficientemente abbondante da sostenere grandi incrementi della massa di sfagni, che al tutt'al più riescono a formare lievi cumuli confluenti fra loro.
Giunti a questo stadio la crescita si arresta e i dossi vengono colonizzati da vegetazione arbustiva o erbacea, dando così il via ad una successione di tipi di vegetazione più complessi e non igrofili.
Questo è l'aspetto delle torbiere intermedie o di transizione. Esse sono alimentate in parte dalle acque di falda e in parte da acqua piovana. Diversi esempi sono presenti anche nelle Alpi italiane; tra queste, in Lombardia, vi sono le torbiere del Passo del Tonale e la torbiera di Pian di Gembro.
Questa fisionomia è dovuta alla particolare crescita indefinita degli sfagni. Nelle torbiere alte, infatti, la vegetazione si solleva progressivamente a formare dossi e cumuli di muschi (gli sfagni), le cui sommità, da un certo momento in poi, sono alimentate esclusivamente dall'acqua piovana, povera di sali e acida per l'abbondante presenza di anidride carbonica.
Gli sfagni possiedono altre caratteristiche peculiari, tra cui la capacità di assorbire e trattenere acqua fino a 20 volte il proprio peso secco, in virtù di strutture cellulari specializzate, e di crescere in ambienti notevolmente acidi ed oligotrofi, condizioni che essi stessi contribuiscono a determinare e che divengono fortemente limitanti per gli altri vegetali. In questo modo essi tendono a dare origine a estesi popolamenti monospecifici o più spesso plurispecifici, che caratterizzano gran parte della vegetazione di tundra delle regioni boreali ed artiche, con depositi di torba consistenti e profondi anche diversi metri.
Il clima alpino non consente la formazione di vere torbiere alte. L'alimentazione con acqua piovana non è sufficientemente abbondante da sostenere grandi incrementi della massa di sfagni, che al tutt'al più riescono a formare lievi cumuli confluenti fra loro.
Giunti a questo stadio la crescita si arresta e i dossi vengono colonizzati da vegetazione arbustiva o erbacea, dando così il via ad una successione di tipi di vegetazione più complessi e non igrofili.
Questo è l'aspetto delle torbiere intermedie o di transizione. Esse sono alimentate in parte dalle acque di falda e in parte da acqua piovana. Diversi esempi sono presenti anche nelle Alpi italiane; tra queste, in Lombardia, vi sono le torbiere del Passo del Tonale e la torbiera di Pian di Gembro.