La flora e la vegetazione dei boschi di aghifoglie
Larice (Larix decidua): infiorescenze maschili (giallognole) e femminili (porporine)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
© Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno (Photo: R. Ferranti)
Nel settore centrale delle Alpi interne, e quindi anche in provincia di Sondrio, i boschi di aghifoglie di alta quota sono dominati dal larice e dal pino cembro.
I LARICETI
Il colore dorato dei larici in autunno è senza dubbio uno degli elementi più suggestivi del paesaggio alpino. Infatti, il larice (Larix decidua) è l'unica conifera, di quelle presenti in Italia, che perde le foglie in autunno.
Il larice è un albero inconfondibile anche d'estate per la chioma leggera e verde brillante, le foglie aghiformi, sottili e tenere, riunite in fasci di 25-30 e le pigne piccole, di colore marrone chiaro, che persistono a lungo sui rami anche dopo la dispersione dei semi, minuti e alati. La fioritura è precoce e contemporanea alla fogliazione, con infiorescenze femminili piccole e porporine. La sua diffusione è limitata alle Alpi e ad un'area ristretta dei Carpazi. È specie molto resistente alle avversità atmosferiche e adattabile da un punto di vista ecologico. Molto longeva, può raggiungere dimensioni notevoli. In provincia di Sondrio, ben tre esemplari si sono meritati il titolo di albero monumentale: il larice dell'Alpe Campascio (2185 m in comune di Livigno), che misura 4,45 metri di circonferenza, 14,5 metri di altezza ed ha una età di 850 anni, il larice dell'Alpe Lago (1695 m nella Valle del Bitto di Albaredo), che misura 5,5 metri di circonferenza e 24 metri di altezza, e il larice della Val di Mello (1240 m nei pressi della località Rasica), che misura 5,6 metri di circonferenza e 29 metri di altezza.
In genere, al larice non viene riconosciuto un ruolo ben preciso o una fascia di vegetazione di sua specifica competenza. Infatti, la sua grande ampiezza ecologica lo porta ad insediarsi e a diffondersi entro limiti altitudinali molto ampi, anche se ciò si deve spesso all'opera dell'uomo. Tuttavia, pare che la continentalità climatica ne favorisca nettamente l'affermazione.
I LARICETI
Il colore dorato dei larici in autunno è senza dubbio uno degli elementi più suggestivi del paesaggio alpino. Infatti, il larice (Larix decidua) è l'unica conifera, di quelle presenti in Italia, che perde le foglie in autunno.
Il larice è un albero inconfondibile anche d'estate per la chioma leggera e verde brillante, le foglie aghiformi, sottili e tenere, riunite in fasci di 25-30 e le pigne piccole, di colore marrone chiaro, che persistono a lungo sui rami anche dopo la dispersione dei semi, minuti e alati. La fioritura è precoce e contemporanea alla fogliazione, con infiorescenze femminili piccole e porporine. La sua diffusione è limitata alle Alpi e ad un'area ristretta dei Carpazi. È specie molto resistente alle avversità atmosferiche e adattabile da un punto di vista ecologico. Molto longeva, può raggiungere dimensioni notevoli. In provincia di Sondrio, ben tre esemplari si sono meritati il titolo di albero monumentale: il larice dell'Alpe Campascio (2185 m in comune di Livigno), che misura 4,45 metri di circonferenza, 14,5 metri di altezza ed ha una età di 850 anni, il larice dell'Alpe Lago (1695 m nella Valle del Bitto di Albaredo), che misura 5,5 metri di circonferenza e 24 metri di altezza, e il larice della Val di Mello (1240 m nei pressi della località Rasica), che misura 5,6 metri di circonferenza e 29 metri di altezza.
In genere, al larice non viene riconosciuto un ruolo ben preciso o una fascia di vegetazione di sua specifica competenza. Infatti, la sua grande ampiezza ecologica lo porta ad insediarsi e a diffondersi entro limiti altitudinali molto ampi, anche se ciò si deve spesso all'opera dell'uomo. Tuttavia, pare che la continentalità climatica ne favorisca nettamente l'affermazione.