L’ISIA nelle Civiche Raccolte d’Arte di Monza
GIOVANNI PINTORI (Tresnuraghes, Nuoro 1912)
Un altro sardo giunge all'ISIA nel 1930, è Giovanni Pintori. Giunto a Monza dalla Sardegna si iscrive, dopo gli anni propedeutici, al corso di Grafica pubblicitaria. I suoi docenti sono Ugo Zovetti, Pio Semeghini, Raffaele DeGrada, Aldo Salvadori e altri. Appassionato fin da giovanissimo alla pittura e alla fotografia, è grazie alla grafica che Pintori esprime le sue grandi doti.
Grazie all'artista, quello dell'Olivetti diventa linguaggio esclusivo, non semplice di primo acchito, ma accattivante e di sicuro successo per il sapiente uso di parole e immagini, che andranno a costituire la filosofia del marchio.
Oltre alla grande opera artistica, va sottolineata la grande amicizia che lega i "tre sardi": il loro rapporto crescerà nel tempo, abitando Fancello con Pintori negli ultimi anni, fino a poco prima della partenza per la guerra dove troverà la tragica morte in Albania. Come scrive Alberto Crespi: "I tre sardi all'ISIA fanno gruppo, riconosciuti sia dai coetanei che dai docenti, in un certo modo come entità a sé, ben individuabili per doti intuitive e per autonomia espressiva sorretta da abilità manuali inequivocabili".
Un altro sardo giunge all'ISIA nel 1930, è Giovanni Pintori. Giunto a Monza dalla Sardegna si iscrive, dopo gli anni propedeutici, al corso di Grafica pubblicitaria. I suoi docenti sono Ugo Zovetti, Pio Semeghini, Raffaele DeGrada, Aldo Salvadori e altri. Appassionato fin da giovanissimo alla pittura e alla fotografia, è grazie alla grafica che Pintori esprime le sue grandi doti.
Grazie all'artista, quello dell'Olivetti diventa linguaggio esclusivo, non semplice di primo acchito, ma accattivante e di sicuro successo per il sapiente uso di parole e immagini, che andranno a costituire la filosofia del marchio.
Oltre alla grande opera artistica, va sottolineata la grande amicizia che lega i "tre sardi": il loro rapporto crescerà nel tempo, abitando Fancello con Pintori negli ultimi anni, fino a poco prima della partenza per la guerra dove troverà la tragica morte in Albania. Come scrive Alberto Crespi: "I tre sardi all'ISIA fanno gruppo, riconosciuti sia dai coetanei che dai docenti, in un certo modo come entità a sé, ben individuabili per doti intuitive e per autonomia espressiva sorretta da abilità manuali inequivocabili".