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Ritratti e autoritratti di artisti nelle civiche raccolte d’arte di Monza
In questo autoritratto della maturità, uno dei molti dipinti nel corso della sua lunga carriera artistica, il pittore si mostra in un atteggiamento di sbigottita, ironica pensosità, che traspare con evidenza dalle linee del volto tracciate sui colori espressionistici del volto medesimo.
Pajetta è un artista che ha attraversato tutto il Novecento, rimanendo influenzato dalle tendenze artistiche e le temperie culturali che si sono susseguite. Partito da una formazione accademica - frequentò Brera con un gruppo di compagni divenuti poi celebri venne influenzato dalla pittura di Sironi; più tardi attraversò un periodo in cui grande fu la propensione verso i modi "chiari" di Lilloni e Angelo del Bon.
Viaggiò in Europa e risiedette anche in Francia, espose a Parigi. La maturità lo vede confrontarsi con una pittura di tipo espressionista in cui si scorgono evidenti echi della pittura del belga G. Roault.
I suoi dipinti sono di forte impatto esistenziale, le figure si stagliano nella loro ironica e scettica silenziosità, spesso contornate da forti tratti neri che contribuiscono a renderle, anche quando si tratta di autoritratti, icone dell'angoscia esistenziale del XX secolo.
Pajetta è un artista che ha attraversato tutto il Novecento, rimanendo influenzato dalle tendenze artistiche e le temperie culturali che si sono susseguite. Partito da una formazione accademica - frequentò Brera con un gruppo di compagni divenuti poi celebri venne influenzato dalla pittura di Sironi; più tardi attraversò un periodo in cui grande fu la propensione verso i modi "chiari" di Lilloni e Angelo del Bon.
Viaggiò in Europa e risiedette anche in Francia, espose a Parigi. La maturità lo vede confrontarsi con una pittura di tipo espressionista in cui si scorgono evidenti echi della pittura del belga G. Roault.
I suoi dipinti sono di forte impatto esistenziale, le figure si stagliano nella loro ironica e scettica silenziosità, spesso contornate da forti tratti neri che contribuiscono a renderle, anche quando si tratta di autoritratti, icone dell'angoscia esistenziale del XX secolo.