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Ritratti e autoritratti di artisti nelle civiche raccolte d’arte di Monza
In questo inusuale dipinto il pittore U. Nebbia mette in scena due autoritratti. L'autore tiene in mano e mostra allo spettatore un dipinto nel quale egli si raffigura in un aspetto molto severo, sguardo pungente e labbra serrate. Al contrario, il mezzo volto che appare dietro questa faccia scura è un volto sorridente, al limite del burlesco.
Vediamo le due facce, le due personalità dell'artista: quella ufficiale, severa, del critico militante, portato alla riflessione e all'espressione del giudizio; nella seconda, quella vera, reale, della persona in carne e ossa, Nebbia ci mostra la sua autentica personalità, quella creativa, serena e libera dalle convenzioni, quella dell'artista.
U. Nebbia è stato un critico importante, che ha dato un significativo contributo alla conoscenza di molte figure artistiche del XX secolo, questo suo ruolo di intellettuale di professione ha fatto da velo al suo operato di pittore.
In questo dipinto assistiamo ad una affermazione di smentita di questo ruolo ufficiale che - ritiene il pittore - ne ha imprigionato la personalità. Si può dire che il dipinto sia frutto di una cultura aggiornata alle novità sociali e culturali del Novecento, in linea con le tendenze all'indagine psicanalitica scaturite dalle teorie freudiane e dei suoi epigoni, teorie che hanno portato consapevolezza del potenziale creativo e di comprensione della realtà, anche quella delle persone, insito nell'arte.
Vediamo le due facce, le due personalità dell'artista: quella ufficiale, severa, del critico militante, portato alla riflessione e all'espressione del giudizio; nella seconda, quella vera, reale, della persona in carne e ossa, Nebbia ci mostra la sua autentica personalità, quella creativa, serena e libera dalle convenzioni, quella dell'artista.
U. Nebbia è stato un critico importante, che ha dato un significativo contributo alla conoscenza di molte figure artistiche del XX secolo, questo suo ruolo di intellettuale di professione ha fatto da velo al suo operato di pittore.
In questo dipinto assistiamo ad una affermazione di smentita di questo ruolo ufficiale che - ritiene il pittore - ne ha imprigionato la personalità. Si può dire che il dipinto sia frutto di una cultura aggiornata alle novità sociali e culturali del Novecento, in linea con le tendenze all'indagine psicanalitica scaturite dalle teorie freudiane e dei suoi epigoni, teorie che hanno portato consapevolezza del potenziale creativo e di comprensione della realtà, anche quella delle persone, insito nell'arte.