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La Val di Scalve: vita, lavoro, emigrazione

Scuri e accette
Scuri e accette
© Museo Etnografico di Schilpario
Il bosco e i boscaioli
L'importanza del prato, del pascolo (contrariamente a quanto avviene in altre zone, anche della montagna bergamasca) non provoca disinteresse verso il bosco, che rimane elemento fondamentale nell'economia familiare e generale. Attività agricola e silvo-pastorale sono parti di un unico insieme (in cui entra del resto l'attività estrattiva e mineraria: si "coltiva la vena" come si coltiva il campo, il prato-pascolo e il bosco).

Tra gli oggetti esposti che si riferiscono al lavoro dei boscaioli impegnati nel taglio del bosco (mersa) vi sono vari tipi di accetta e di scure (sgùr, manèra). Documentato anche il trasporto del legname, convogliato a valle attraverso un percorso naturale (suenda), poi caricato su apposite slitte di due tipi diversi, per i tronchi e la legna da ardere (lese dot legnam e do la legna).

Nel primo caso la slitta era trascinata da un carrello (sest); un altro tipo di carrello (carel do libure) era usato per il trasporto dei tronchi alla segheria.

Il bosco non significa soltanto produzione di legna e carbone, ma offre molteplici risorse "minori", che ci vengono suggerite da altri strumenti e da altre immagini: con il piccolo rastrello (rastelì dol patus) viene raccolto il fogliame per la stalla, con la rastrellina a scatola (ghislunera) si effettuava la raccolta dei mirtilli; la mannaia (manèra) serviva anche per spezzare le radici di genziana, usate per la distillazione e infine dal lance si ricava la trementina, prezioso rimedio a cui la medicina popolare ricorre in svariatissime occasioni.
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