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La Val di Scalve: vita, lavoro, emigrazione

Gerlo per trasportare il minerale
Gerlo per trasportare il minerale
© Museo Etnografico di Schilpario
La "stagione" mineraria iniziava a settembre e proseguiva fino a Pasqua. Durante l'estate si portavano a termine le operazioni di sminuzzamento del minerale (taisà), di trasporto per la torrefazione e le lavorazioni successive.

La giornata lavorativa di dieci ore era suddivisa tradizionalmente in piarde; anche le misurazioni seguono sistemi arcaici tradizionali: il minerale, raccolto con il val, viene misurato con il quarter; tre quarter fanno una soma (circa 90 chili); i viaggi dei portatori sono conteggiati con sassolini; la scansione del tempo e dell'orario di lavoro è segnata dalla quantità di olio della lampada (1 lüm = 1 piarda) La lüm o lüm de Sardegna sarà poi sostituita dalla lampada a acetilene.

L'escavazione procedeva con metodi e strumenti arcaici, tutti fabbricati in Valle: la zappa (sapa), il vaglio (val), il piccone (pic' e' roca), il martello (martèl), i vari tipi di ferri (fer, ponte), la mazza (masèta), l'apposito strumento per pulire i fornelli (spasèta), la grande mazza e il ferro per la lavorazione a cobia (a coppia), di maggiore resa, ma non sempre praticabile nell'angustia degli spazi; il martello per tagliuzzare il minerale prima della torrefazione; il gerlo tagliato dei purtì, che trasportavano il minerale lungo le gallerie all'interno della miniera e il bastone che ne accompagnava il procedere curvati (è anche un riferimento al lavoro minorile: i purtì erano per lo più ragazzi).
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