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La casa rurale

Mastello,  asse per lavare e pentolone per l'acqua bollente
Mastello, asse per lavare e pentolone per l'acqua bollente
© Museo Etnografico dell'Alta Valle Seriana
Il bucato
La cadenza del bucato era stagionale e s'impiegavano da due a quattro giorni.
Il procedimento era il seguente: prima si provvedeva all'ammollo, cioè il primo giorno o la sera prima i panni sporchi erano messi nell'acqua e lasciati a bagno per alcune ore dentro un apposito recipiente. Dopo l'ammollo la biancheria veniva insaponata, lavata una prima volta, sfregandola sul supporto in pietra o sull'asse (ass de laà); dopo l'insaponatura ed il primo lavaggio la biancheria veniva sciacquata prima del trattamento con la liscivia (il lavaggio vero e proprio).
La liscivia si ricavava aggiungendo all'acqua cenere di legna adatta. Mescolando acqua e cenere si otteneva carbonato di potassio, il cui effetto principale era quello di togliere l'unto e di addolcire l'acqua calcarea, così da rendere più efficace il trattamento con il sapone. L'acqua più adatta per il bucato era quella piovana. Si faceva bollire la cenere nel paiolo e la liscivia era versata ripetutamente sulla biancheria, facendola poi bollire di nuovo. La cenere non doveva mai essere messa a contatto con la biancheria, sopra di essa era steso un panno grossolano che serviva da filtro. Il bucato veniva sistemato nel tino, un grande recipiente di legno a forma di cono tronco, formato da doghe cerchiate, con sul fondo un foro per la fuoriuscita della lisciva. La biancheria tolta dal tino era insaponata, lavata, risciacquata e strizzata a mano quindi battuta su lastre di pietra alla fontana o al ruscello o sull'asse per lavare.
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