I pneumatici Pirelli dall’albero della gomma al supercalcolo
Stabilimento Bicocca, 1974. Carrellista del reparto vulcanizzazione pneumatici industriali
© Archivio Storico Pirelli
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Quando nacque la Pirelli si era cominciato a sistematizzare il processo di vulcanizzazione, distinguendolo fra quella "elastica", con un basso tenore di zolfo (circa il 3%), e quella "ebanitica", con alto tenore di zolfo (32%), e si cominciava a consolidare l'uso di additivi acceleranti, come la calce spenta, l'ossido di zinco, il litargirio, alcuni dei quali dotati anche di proprietà rinforzanti.
Gli acceleranti consentivano un forte risparmio di energia termica nella reazione di vulcanizzazione e una notevole riduzione dei costi di produzione, grazie all'aumentata capacità produttiva degli impianti.
Via via che l'industria progrediva, si imparò ad aggiungere agenti anti-ossidanti per prolungare la vita del prodotto. Fra gli ingredienti, si affermò particolarmente il nerofumo, che divenne il componente indispensabile nelle mescole per battistrada di pneumatici e per diversi tipi di gomme piene.
Gli acceleranti consentivano un forte risparmio di energia termica nella reazione di vulcanizzazione e una notevole riduzione dei costi di produzione, grazie all'aumentata capacità produttiva degli impianti.
Via via che l'industria progrediva, si imparò ad aggiungere agenti anti-ossidanti per prolungare la vita del prodotto. Fra gli ingredienti, si affermò particolarmente il nerofumo, che divenne il componente indispensabile nelle mescole per battistrada di pneumatici e per diversi tipi di gomme piene.