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Padovella, brigantessa del Matese

Antico carcere di S. Maria Capua Vetere
Antico carcere di S. Maria Capua Vetere
© cartolina d'epoca
Due giorni dopo i medici che la visitano verbalizzano la presenza di una ferita d'arma da fuoco "pericolosa di vita, ed ove ci fosse frattura delle ossa, pure di debilitamento permanente dell'arto".

Ma subito dopo Maddalena viene sottoposta ad un nuovo interrogatorio. E poi altri, ed altri ancora nei giorni seguenti. Intanto i soldati che l'avevano catturata intascano una taglia di mille ducati.

E lei resta lì, chiusa nel carcere, a combattere contro quella ferita che la lascerà zoppa per tutta la vita.

Dopo oltre due anni viene trasferita nel carcere di S. Maria Capua Vetere: ha 32 anni quando entra per la prima volta in un'aula del tribunale. Nel maggio 1868 la Corte d'Appello di Napoli la riconosce colpevole della strage di S. Potito. Nella gabbia degli imputati ascolta la sentenza: condanna ai lavori forzati a vita.

Ma ci sono altri processi a suo carico. Altri interrogatori, deposizioni, trasferimenti da un carcere all'altro. E la sua condanna viene trasformata in 25 anni di lavori forzati, interdizione legale e dai pubblici uffici, oltre a 10 anni di sorveglianza speciale della Pubblica Sicurezza dopo la conclusione della pena.
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