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Liceo Classico G. Leopardi - Aulla

Ventisei stagioni in Svizzera

Svizzera, anni '60. Emigrati italiani al lavoro in un frutteto.
Svizzera, anni '60. Emigrati italiani al lavoro in un frutteto.
© Museo dell'Emigrazione della Gente di Toscana (Photo: Ignoto)
L'anno dopo lì non ci sono più andata... ho cambiato e sono stata venticinque anni dalla mia padrona... e lì c'era tanto di quel lavoro che la padrona la chiamavano la "Maria di ferro".

E' dove facevo diciassette ore al giorno e poi quattro mesi, partendo da giugno, si lavorava sabato e domenica senza fermarsi: le fragole a giugno, poi si cominciava con i pomodori, cavoli fiori, carote e le ultime erano le mele golden... quattro mesi di lavorare senza fermarsi... e poi ad aprile le bottiglie William, che si attaccavano sugli alberi delle pere con del fil di ferro e si faceva entrare dentro il frutto che cresceva e si staccava quando era maturo... e c'era tanto di quel lavoro che anche in aprile ti facevano ammazzare.

Alle quattro meno un quarto la padrona metteva la sveglia e alle nove della sera eravamo ancora in un campo a raccogliere le albicocche... si raccoglievano mille casse al giorno, perché poi c'erano spagnoli, portoghesi, jugoslavi, marocchini, non solo gente di Filattiera... i più erano portoghesi e poi c'era una banda tutta di Pontremoli.

Per il pagamento era tutta una sementa... prendevamo tutti centoventi franchi al mese, ti pagavano tutto in una volta quando venivi a casa alla fine dell'anno...e si facevano sei mesi o anche otto mesi... mangiavamo della gran frutta perché del resto non ce nera... ed eravamo diventati trasparenti dalla fame che avevamo... non ci davano da mangiare!
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