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Le piante dell’uomo: il grano saraceno a Teglio in Valtellina

Particolare delle 'casèle' (covoni) - Vengono lasciate 8 giorni a essiccare sul campo
Particolare delle 'casèle' (covoni) - Vengono lasciate 8 giorni a essiccare sul campo
© Biblioteca Comunale di TeglioBiblioteca Comunale di Teglio
Il grano saraceno, così importante nella cucina tipica, si affermò probabilmente soltanto in fase successiva, e comunque non prima della seconda metà del Seicento, quando, insieme con le nuove colture della patata e del mais, diede un fondamentale contributo, affinché le popolazioni locali potessero affrontare i gravi periodi di carestia che ancora si manifestarono fino al termine dell'età moderna.

E tuttavia, pure se essenziali per la sussistenza, tutte queste colture dovettero a lungo resistere alla crescente diffusione della viticoltura, il cui prodotto rimaneva finalizzato soprattutto all'esportazione.

Proprio l'aumento indiscriminato delle superfici destinate a vigna nel versante retico, più fertile in quanto esposto a sud, unitamente a una serie di fattori concomitanti (in particolare: la scarsa predisposizione del versante orobico alla cerealicoltura, nonché le modalità di gestione della proprietà agricola mediante i contratti a livello), determinò un grave squilibrio nella produzione agricola della Valtellina.

L'urgenza di intervenire fu presto avvertita anche dalle autorità, tanto che nel 1717 il Consiglio di Valle tellino emanò una serie di provvedimenti volti a limitare la diffusione del vigneto.
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