Le piante dell’uomo: il grano saraceno a Teglio in Valtellina
Si determina così una nuova spinta vigorosa a favore della coltivazione della vite, con la conseguente e ulteriore compressione dei terreni destinati alla coltivazione di cereali.
A causa del susseguirsi continuo di cattivi raccolti, dovuti anche alla diffusione di malattie come la crittogama, nel decennio 1850-1860 (secondo quanto attesta il senatore Jacini nella nota relazione del 1858) contadini e proprietari si trovarono quasi all'improvviso privati della loro principale fonte di reddito.
L'acquisto dei cereali dall'esterno divenne eccessivamente dispendioso e fu necessario ricorrere alla policoltura.
La maggior parte della popolazione valtellinese fu indotta a ritornare alle forme precedenti di approvvigionamento, dando nuovo impulso alla coltivazione del grano saraceno o fraina, nonché alla diffusione del mais e della patata, che insieme consentivano la confezione di pietanze più sostanziose.
A causa del susseguirsi continuo di cattivi raccolti, dovuti anche alla diffusione di malattie come la crittogama, nel decennio 1850-1860 (secondo quanto attesta il senatore Jacini nella nota relazione del 1858) contadini e proprietari si trovarono quasi all'improvviso privati della loro principale fonte di reddito.
L'acquisto dei cereali dall'esterno divenne eccessivamente dispendioso e fu necessario ricorrere alla policoltura.
La maggior parte della popolazione valtellinese fu indotta a ritornare alle forme precedenti di approvvigionamento, dando nuovo impulso alla coltivazione del grano saraceno o fraina, nonché alla diffusione del mais e della patata, che insieme consentivano la confezione di pietanze più sostanziose.