Le piante dell’uomo: il grano saraceno a Teglio in Valtellina
Secondo una teoria risalente (Mattioli), non da tutti condivisa, la principale via di diffusione della nuova coltura andrebbe individuata nei traffici che i mercanti veneziani intrattenevano con i popoli dei Balcani e del Peloponneso, confinanti con la Turchia; e ciò spiegherebbe il nome di grano dei turchi o dei saraceni. D'altro canto, a Venezia affluivano molte derrate dal vicino Oriente e il furmentun risulta conosciuto nel Veneto in epoche abbastanza remote.
Più probabilmente, però, saraceno sta per forestiero, ossia designa un elemento che, in quanto viene da fuori e da lontano, è estraneo alle colture autoctone.
In questo senso, riveste pure un certo rilievo la tesi secondo la quale la presenza della varietà odierna della pianta in Europa a partire dal XV secolo si spiegherebbe in relazione alle migrazioni delle popolazioni mongole, che la introdussero prima in Russia e poi in Polonia, da dove si sarebbe successivamente diffusa in Germania, Francia e in tutto l'arco alpino.
Più probabilmente, però, saraceno sta per forestiero, ossia designa un elemento che, in quanto viene da fuori e da lontano, è estraneo alle colture autoctone.
In questo senso, riveste pure un certo rilievo la tesi secondo la quale la presenza della varietà odierna della pianta in Europa a partire dal XV secolo si spiegherebbe in relazione alle migrazioni delle popolazioni mongole, che la introdussero prima in Russia e poi in Polonia, da dove si sarebbe successivamente diffusa in Germania, Francia e in tutto l'arco alpino.