Le miniere di Oneta dall’antichitą al XX secolo
La storia antica delle miniere di Oneta
Lo sfruttamento del sottosuolo di Oneta risale probabilmente agli Etruschi, un popolo che ha fondato la sua principale base economica sulla coltivazione delle miniere di rame, ferro e zinco. Tale ipotesi trova conferma in alcune carattristiche del dialetto e nella denominazione (toponimi) di alcuni luoghi del paese.
Plinio il Vecchio, erudito latino morto nel 79 d.C., nel suo trattato "Naturalis Historia" sembra confermare la presenza romana nelle valli bergamasche per lo sfruttamento delle miniere. Plinio infatti dice: "Fit aes et e lapide aeroso, quem dicunt cadmiam. Celebritas in Asia et quondam in Campania, nunc in Bergomatum agro", che va tradotto: "Si ottiene bronzo anche da un minerale bronzifero, detto calamina. In grande quantitą in Asia e un tempo in Campania, ora nel territorio di Bergamo".
La presenza Romana č testimoniata anche dal rinvenimento, all'interno delle miniere locali, di monete con l'effigie dell'imperatore Galba, successore di Nerone, e da alcune iscrizioni ritrovate in Val Seriana nel territorio di Clusone con le indicazioni delle lettere "VOT" riferite alla tribł romana "Voturia".
L'attivitą estrattiva si intensifica attraverso l'utilizzo di manodopera coatta: schiavi oppure condannati a lunghe pene detentive ("damnati ad metalla"). Questo sembra confermato da una lapide solo recentemente decifrata, che riproduce il simbolo della menorah (il candelabro rituale ebraico) e testimonia quindi della presenza di persone di religione ebraica, forse prigionieri dei Romani destinati al lavoro in miniera.