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Ritratti e autoritratti di artisti nelle civiche raccolte d’arte di Monza
Questo ritratto è riferibile all'opera tarda di Funi, protagonista del movimento "Novecento italiano". L'uomo ritratto è un noto personaggio monzese: Mario Buggelli.
Il quadro mette in evidenza non solo i tratti, l'espressione e l'abbigliamento di Buggelli, ma permette di intravvedere l'attitudine eccentrica del personaggio raffigurato, lo sguardo è intenso, guarda un punto indefinito ad attestare la natura pensierosa. La sigaretta in mano e lo sfondo disordinato e scomposto, connotano il personaggio, come del resto fanno i libri apoggiati sul pavimento, testimonianza della sua cultura.
Buggelli faceva parte del "Coenobium" che raccoglieva i giovani ed inquieti artisti monzesi nei primi anni del '900. Dice di lui il Galetti: "la figura forse più singolare del Coenobium, era figlio di un pastore protestante mandato a Monza con l'incarico di aprire una chiesa..." I monzesi disdegnarono l'iniziativa e il pastore dovette rinunciare alla sua missione in terra brianzola, "... naturalmente davanti al vuoto persistente (della chiesa) il pastore rinnegò quel gregge ribelle e se ne andò per altri lidi, lasciando a Monza moglie e figli. Uno di questi, Mario, rimase tra noi per molti anni e fu anche direttore di un giornale cittadino (Il Lambro)...".
Il quadro mette in evidenza non solo i tratti, l'espressione e l'abbigliamento di Buggelli, ma permette di intravvedere l'attitudine eccentrica del personaggio raffigurato, lo sguardo è intenso, guarda un punto indefinito ad attestare la natura pensierosa. La sigaretta in mano e lo sfondo disordinato e scomposto, connotano il personaggio, come del resto fanno i libri apoggiati sul pavimento, testimonianza della sua cultura.
Buggelli faceva parte del "Coenobium" che raccoglieva i giovani ed inquieti artisti monzesi nei primi anni del '900. Dice di lui il Galetti: "la figura forse più singolare del Coenobium, era figlio di un pastore protestante mandato a Monza con l'incarico di aprire una chiesa..." I monzesi disdegnarono l'iniziativa e il pastore dovette rinunciare alla sua missione in terra brianzola, "... naturalmente davanti al vuoto persistente (della chiesa) il pastore rinnegò quel gregge ribelle e se ne andò per altri lidi, lasciando a Monza moglie e figli. Uno di questi, Mario, rimase tra noi per molti anni e fu anche direttore di un giornale cittadino (Il Lambro)...".