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Pizzi, trine e lini: la dote della nonna

Cassapanca con corredo
Cassapanca con corredo
© Museo Civico "Carlo Verri" di Biassono
LA DOTE

Nella cultura popolare la dote ha sempre avuto una importanza rilevante. Prima ancora che un simbolo di valore e di operosità della donna, essa costituiva, per la sua famiglia, un modo per affermare la propria dignità sociale, testimoniare decoro e orgoglio nonostante la sua inferiorità culturale ed economica.

Una buona dote era un fattore di prestigio nelle povere comunità rurali e rappresentava un punto d'onore poiché, almeno una volta nella vita, permetteva di sentirsi all'altezza degli altri, con la soddisfazione di aver dato un contributo essenziale per la continuità e il benessere della famiglia.

L'accumulo degli oggetti che formavano la dote iniziava quando una ragazza si avvicinava all'età da marito, verso i 15-16 anni, a volte anche fin dalla nascita, se le risorse della famiglia erano minori.

I capi della dote si confezionavano perlopiù in casa. Nelle lunghe sere invernali, al tepore della stalla che riuniva più famiglie, le donne e le ragazze si dedicavano a filare, ricamare e cucire.
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