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Le lucerne antiche

Lucerna da spedizione, monolychne, con forma a lira
Lucerna da spedizione, monolychne, con forma a lira
© Museo Civico "Carlo Verri" di Biassono (Photo: Leopoldo Pozzi)
L'ILLUMINAZIONE
Il problema dell'illuminazione all'epoca dei Romani non era di facile soluzione, in quanto i mezzi di cui essi disponevano, se non adoperati in grande numero, si rivelavano insufficienti a vincere il buio. Allo scopo venivano usate fiaccole, candele e lampade ad olio.

Le fiaccole si accendevano solo in speciali circostanze, come matrimoni e funerali. All'illuminazione domestica si provvedeva con candele e soprattutto con lampade a olio.
L'uso delle candele, ignoto ai Greci, ha origini molto antiche presso i Romani. Si ottenevano così: si avvolgeva uno strato di cera o di sego a uno stoppino formato da piante palustri; i ceri così ottenuti venivano poi attorcigliati insieme, formando grosse torce che, per il loro aspetto simile a una fune, venivano chiamate funalia.

Queste torce o erano tenute da uno schiavo o infisse in appositi candelabri costituiti da una specie di piatto con un'ansa ad anello nel cui centro era collocata una punta, su cui veniva infissa una candela. Il mezzo più comune però era la lucerna. Per tenerle alte le lucerne venivano a volte poggiate su candelabri a fusto con piattello o venivano appese, con catenelle, a candelabri a braccia.
Pensiamo a quante lucernette ci volevano per illuminare le stanze delle case e che aria fumosa e oleosa si doveva respirare.
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